17.7.06

Da non credere, strani cristiani
Maurizio Blondet
17/07/2006
Chi può, lascia di corsa il Libano, oramai devastato, nei suoi punti nevralgici, dall'odio israeliano.

LIBANO - La notizia che 25 mila cittadini americani sono bloccati sotto le bombe in Libano, e il loro governo non fa nulla per evacuarli, va corretta.
Il Dipartimento di Stato fa sapere che sta organizzando qualcosa.
E aggiunge: «Il governo non fornirà gratuitamente il trasporto, ma può provvedere a prestiti per il rimpatrio a chi si trova in strettezze finanziarie».
E' il trionfo finale della privatizzazione; del resto già Rumsfeld ha ampiamente privatizzato l'istituzione più statale di tutte - la guerra - appaltandola a ditte di mercenari quotate in Borsa.
Ma la cosa non cessa di stupire.
Dopotutto, gli Stati Uniti versano da mezzo secolo ad Israele tre miliardi di dollari annui, denaro dei contribuenti, di cui quei 25 mila sono una parte.
Ora Israele, usando armi americane, ha devastato tutte le infrastrutture che consentirebbero a quei contribuenti di scappare, strade, aeroporti, porti.
Uno Stato serio chiederebbe ad Israele, suo alleato, di prendersi carico di quei cittadini, che pagano le sue imprese belliche.
Non è così.
Washington, dilapida generosamente per Israele il denaro pubblico, ma lo conta avaramente ai cittadini nel bisogno.


Però è normale, visto che parliamo dello Stato che ha ammazzato migliaia di suoi cittadini nell'auto-attentato terroristico dell'11 settembre, perpetrato appunto per cominciare la fase bellica attuale.
La menzogna trionfa col doppio-pesismo.
I media mondiali piangono in coro su una dozzina di israeliani uccisi dai razzi Hezbollah; ma tacciono su otto cittadini canadesi che sono stati ammazzati in Libano dal glorioso Tsahal.
Ora, visto che Israele ha ridotto un intero Paese inerme a crateri e macerie (usando anche bombe al fosforo da sterminio e bombe a risucchio che fanno crollare i palazzi provocando vuoti d'aria) e tutto ciò per reclamare la restituzione di una mezza dozzina di suoi soldati, la bilancia dell'equità esigerebbe che il Canada scatenasse l'inferno su Israele per quegli otto suoi cittadini.
Perché non succede?
Forse il Canada non sente che l'assassinio di otto canadesi «mette in pericolo l'esistenza stessa dello Stato».
Male.
Bisogna acquistare la nuova sensibilità che Giuda ci insegna.
Per esempio, quando in Sardegna venne la voga dei sequestri di persona a scopo di riscatto, la strategia equa e proporzionata sarebbe stata di bombardare Nuoro e il Soprammonte fino a portarli all'età della pietra, visto che in quelle zone covava una vasta complicità coi sequestratori.
Costoro mettevano in pericolo l'esistenza stessa dell'Italia.


Lo dico perché un lettore mi manda la difesa dello Stato giudaico (sempre in pericolo nella sua stessa esistenza) che ha trovato sul blog «stranocristiano».
Vale la pena di riportarne una parte: il blogghista spiega «agli ignari che continuano a scrivermi dicendo che la reazione di Israele al rapimento di alcuni soldati è esagerata, che avrebbero ragione se veramente si trattasse 'solamente' del rapimento di alcuni soldati. Ma così ignorano 50 anni di storia. E, incredibilmente, mostrano di non sapere che Hezbollah, il Partito di Dio, è un'organizzazione terroristica con tanto di rappresentanti nel parlamento libanese, che controlla con le proprie milizie il sud del Libano, dove dal 2000 ad ora (nel 2000 Israele si è ritirato dal Libano per rientrare entro i confini nazionali) non solo non si è disarmato, come aveva chiesto l'ONU, ma ha accumulato armi e missili, i quali missili, tanto per non perdere l'allenamento, ha continuato a lanciare verso Israele in tutti questi anni.
E Israele ha visto Hezbollah armarsi e non ha reagito, in questi anni. Hezbollah risponde all'Iran, che lo finanzia e lo dirige. Questa contro Israele, insieme all'azione di Hamas a Gaza, è un'operazione di terrorismo internazionale, guidata dall'Iran - e dalla Siria - contro l'Occidente. Fa parte della guerra del terrorismo islamico verso l'Occidente.
Lo vogliamo capire o no?
Chi conosce l'inglese, può seguire i fatti leggendo Debka
: [vedi www.debka.com].


Stranamente, di questi «50 anni di storia» io ho un ricordo diverso.
Una storia cominciata con sistematici atti di terrorismo dei sionisti contro i civili palestinesi, contro i britannici che amministravano il territorio, contro l'inviato dell'ONU Folke Bernadotte.
Massacri su massacri, in una concertata campagna di terrore per indurre le popolazioni ad abbandonare le loro terre.
Nel 1946, i soliti noti fecero persino saltare l'ambasciata inglese a Roma, presso Porta Pia: storia accuratamente cancellata, ma reperibile negli atti parlamentari dell'epoca.
De Gasperi si arrabbiò molto, Togliatti difese i sionisti: Stalin era stato il primo a riconoscere lo Stato ebraico.
Ma De Gasperi non era uno strano cristiano.
Gli strani cristiani si documentano su Debka file, che è un sito notoriamente gestito da due signori del Mossad.
E allora apprendono che Hezbollah controlla con le sue milizie il sud del Libano.
Quello che tacciono è che gli sciiti «vivono» nel sud del Libano da secoli, coltivano quella pietraia, è terra loro.
Naturalmente sono finanziati e armati dall'Iran: ciò perché la guerra civile-etnica scatenata in Libano (da chi? Mah) ha indotto ogni etnia ad armarsi per difendere le proprie pietraie e famiglie, e a chi potevano rivolgersi degli sciiti?
Naturalmente sono arretrati gli sciiti, poverissimi servi della gleba.
Cacciarli da lì, visto che mettono in pericolo la sopravvivenza di Israele, sarà giusto: ma per mandarli dove?
Agli strani cristiani non importa.


Alle proteste del lettore che invocava i miei articoli, gli strani cristiani hanno risposto che Blondet è «un giornalista screditato».
Notazione che sarebbe umoristica, visto che il più famoso degli strani cristiani, Renato Farina, è stato pagato dal SISMI per diffondere false informazioni e spiare magistrati.
Ma in realtà la questione è seria: un caso estremo di doppiopesismo.
Farina non è screditato, Blondet sì.
E' la nuova verità che trionfa, alla scuola dì Israele.
Siamo evidentemente ai tempi predetti da Cristo con le note parole: «Per il sovrabbondare dell'iniquità, verrà meno la carità».
Stamattina, alla Messa, la prima lettura - un passo dell'Antico Testamento, ma non sono riuscito a cogliere quale - parlava di stretta attualità.
Un antico profeta diceva ad Israele: «Le tue mani sono sporche di sangue.. .impara a fare il bene, rendi giustizia agli oppressi, non opprimere la vedova», o qualcosa del genere.
Mi sono sforzato di pregare per gli ebrei.
Prima del Concilio, lo saprete, c'era una preghiera per loro.
«Pro perfidis judaeis».
E' stata tolta su richiesta della nota lobby.
Si poteva togliere solo i «perfidis» (anche se in latino è un termine giuridico, significa che «hanno tradito il patto»).


La nota lobby ha preteso che non si pregasse per loro, per la loro conversione finale.
La Chiesa, per fare un atto politicamente corretto, ha smesso di fare un atto di carità (me lo fece notare Israel Shakak, ebreo non-credente).
Ora, mi domando se la cessazione di quella preghiera - preghiera liturgica, pubblica, al cospetto del Sacrificio; e non privata e personale, ma della Chiesa intera, la sofferente e la trionfante - non sia la causa dello scatenamento ebraico cui assistiamo agghiacciati.
Se non fosse un mite freno spirituale, una delle forme del kathecon.
Forse ci sarà reso conto del sangue che vediamo versare.
Per strana associazione di idee, mi è venuto a mente un passo di Marcos Pallis.
Era un greco, uno scalatore; a forza di frequentare l'Himalaya, imparò il tibetano e divenne buddhista.
In un libro chiamato «Il loto e la croce», racconta di un suo colloquio con un lama tibetano che gli chiedeva di Cristo.
Quando apprese che Bethlem, il luogo natale di Gesù, significa «Casa del Pane», il vecchio lama piegò le ginocchia e atterrò la fronte fino a terra.
No, non voglio trarne la lezione gnosticheggiante della «identità esoterica delle religioni».
Ne traggo l'idea che anche in altre religioni, chi si salverà si salverà per Cristo, e che un germe misterioso del Signore germoglia in ogni cuore sinceramente spirituale.


Il lama aveva visto un segno e una conferma; qualche misteriosa sapienza della sua cultura - sapienza dei Magi, chissà - lo rendeva capace di onorare con la fronte a terra quella «Casa del Pane».
Noi ripetiamo banalmente la parola Betlemme ignari della sua potenza, della profondità del suo segno.
Molti di noi sono cristiani schematici, che sanno in anticipo cosa è bene e male.
Fondamentalisti, e un po' senza scrupoli, come appunto sono diventati certi, anzi troppi ciellini. Strani cristiani.
O forse lo strano cristiano sono io.
O magari, è il lama tibetano.
Potessimo capire che cosa significa veramente «Casa del Pane»!
Ma abbiamo quel Pane fra noi, ed è questo che conforta.
Il male e la menzogna che va indissolubilmente con esso, anche se forte di tutti i poteri di questo mondo, ha un tempo limitato.
Non vincerà.


Maurizio Blondet

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