9.10.07

Goldman Sachs sapeva prima?

Maurizio Blondet
02/10/2007

Nella crisi dei sub-prime d’agosto hanno perso in parecchi.
Anche i grandi nomi di Wall Street, come Morgan Stanley e Bear Stearn’s, si leccano le ferite e denunciano perdite ingenti.
Uno solo canta vittoria: Goldman Sachs.
In un comunicato laconico e gongolante, Goldman ha comunicato che «perdite significative» su alcune delle obbligazioni detenute sono state «più che compensate da guadagni ottenuti shortando  prodotti basati sui mutui» (1).
Quando si dice understatement.
Nessuna spiegazione sulla tecnica di «shorting» usata: classicamente è quella di vendere a qualche gonzo ad una data futura dei «prodotti finanziari» che non detieni, ma che conti di comprare dopo che sono crollati, perché prevedi - oppure sai in anticipo - che cadranno.
Si gioca al ribasso.
E si fanno tanti soldi, se si indovina - o se si sa.
Goldman ha guadagnato 1,7 miliardi di dollari rispetto alle attese, come ha detto Guy Moszkowsky, analista della Merrill Lynch.
Ma Dabid Viniar, il capo finanziario della Goldman (indovinate un po’ di quale etnia è), ha rifiutato di rivelare il guadagno reale, che dev’essere ancora più alto.
E tutti gli operatori scodinzolano invidiosi: «Goldman Sachs ha mostrato abilità non solo di proteggersi dai problemi del mercato, ma di approfittarne», dice Mike Mayo, analista della Deutsche Bank, che ha preso una batosta enorme.
E’ una qualità che tutti riconoscono: storicamente, Goldman Sachs «sa» prima.
Si svincola in tempo.
Anzi, guadagna là dove tutti gli altri perdono.
Devono avere una sfera di cristallo.
Come fa notare Peter Eavis di Fortune, Goldman  deve aver «ammassato grandi posizioni al ribasso sui mutui sub-prime», ossia venduto senza detenerle enormi tranches di quei «prodotti» allora valutati come oro e perle dalle agenzie di rating, per poi comprarli quando erano diventati spazzatura e rifilarli agli sconfitti.
La cifra deve essere stata molto grossa.
Il che «richiede decisione e progettazione» del colpo «al più alto livello della ditta».


Non si è trattato della puntata fortunata di un singolo trader scapestrato e azzardato, ma di una manovra deliberata con estrema sicurezza.
O prescienza.
Il che ha suscitato qualche domanda sgradevole da parte dei clienti che la Goldman Sachs ha indotto a investire nei suoi due hedge funds iper-speculativi  «Global Alpha» e «Global Equità», che hanno perso rispettivamente il 30% e il 20% nella sola terza settimana di agosto.
Perché, si domandano i clienti depredati, la Goldman Sachs ha mostrato tanta preveggenza solo per proprio conto, e non l’ha estesa anche a noi, prigionieri dei suoi fondi?
Visto che paghiamo grasse commissioni per la sapienza di Goldman, perché Goldman non ci ha resi partecipi della sua sapienza?
Un certo sospetto si appunta su uno degli indicatori elaborati dalla banca d’affari, che stima il rischio di mercato in un portafoglio di un broker.
Questo indicatore, «Value at Risk» (VaR), era stranamente basso nella terza settimana di agosto, il 5%.
Eppure, visto che Goldman aveva puntato grosso su mercati «volatili» come quelli dello shorting sui mutui, il VaR avrebbe dovuto essere parecchio più alto.
Ha falsato l’indicatore?
Il portavoce della Goldman, Lucas Van Praag (Luca da Praga: indovinate l’etnia) ha risposto che l’indicatore non è cresciuto perché la banca ha «ridotto le posizioni via via che la volatilità del mercato cresceva».
Accontentatevi, clienti.
Van Praag ha anche risposto alle lamentele: «Siamo sempre dispiaciuti quando non esaudiamo le aspettative dei nostri clienti. Stiamo lavorando sodo per adeguare le nostre strategie dalle lezioni che abbiamo imparato in agosto».
Insomma, era un esperimento; la prossima volta, vedrete, faremo guadagnare anche voi.
Questi clienti non sanno quanto costa quella preveggenza.
Goldman Sachs ha dovuto rinunciare al suo presidente-amministratore delegato, Henry Paulson, per cederlo alla patria: ora Paulson è il ministro americano del Tesoro, osservatorio da cui si possono vedere in anticipo molte cose.
Goldman tiene a disposizione poltrone per politici e governanti; in Italia per Prodi, Draghi, Monti, su cui sedersi quando tornano a vita privata, e che poi lasciano quando sono chiamati dal dovere al timone del Paese.
E sono molti i Paesi la cui economia è governata da ex o futuri impiegati di Goldman.


Non parlate di insider trading: parlate di investimenti, piuttosto.
Accorti e costosi investimenti.
E’ una vecchia storia, in fondo.
La speculazione fa l’ultimo raccolto prima di una crisi duratura: ora, comincia un decennio di «avversione al rischio», gli scottati, gli inceneriti e i perdenti si terranno alla larga dalla Borsa e dai più fantastici «prodotti derivati».
Bisognerà aspettare che cresca la generazione ignara: quando i ragazzi ricchi che oggi hanno 15 anni, e che non sapranno nulla del disastro attuale e di chi l’ha provocato, si riaffacceranno alla speculazione; lavagne vuote, senza memoria, le vittime predestinate del nuovo ciclo di saccheggio.
Per noi intanto, che non abbiamo una poltrona alla Goldman, non sarà un decennio esaltante.
Il senato USA ha appena alzato il tetto legale dell’indebitamento: l’America ha il permesso di indebitarsi fino a 9,8 trilioni di dollari (4 trilioni in più di quando Bush è entrato alla Casa Bianca). Un bell’azzardo, visto che i soldi devono venire da compratori esteri dei Buoni del Tesoro USA, che invece ad agosto - ancor prima che il mercato dei sub-prime scoppiasse - hanno ridotto la loro sete di BOT americani da 98 a 19 miliardi di dollari; non c’è più tanta voglia di prestare al debitore sub-prime planetario.
Ancor più azzardato se si pensa che oggi in USA occorrono 5,53 dollari di debito per aumentare di un dollaro il prodotto interno lordo.
Ciò significa che il debito cresce cinque volte più velocemente della creazione di ricchezza necessaria per fronteggiarlo: ricetta sicura per l’iper-inflazione.
E c’è di peggio.
Nei giorni in cui Helicopter Bernanke dava il suo contributo inflazionistico aumentando la massa monetaria del 12%, la Cina aumentava la sua massa monetaria del 53%, zitta zitta: siano o no d’accordo, i due compari globali sono ben decisi ad esportare la loro inflazione da noi, su tutti gli altri.
Ma è da segnalare che Gary North, economista autore di «Mises on Money», sta dicendo il contrario: la FED sta deflazionando.
Non compra BOT per creare moneta dal nulla, ma compra «altri attivi».
Non so come giudicare la sua intuizione, troppo tecnica
(potete leggerla su http://www.lewrockwell.com/north/north568.html).
Può solo significare la confusione che regna nel grande casinò mondiale.
Ma possono anche essere vere entrambe le due posizioni, conclude Richard Daughty, general partner di Smith Consultant Group, noto sui blog come «The Mogambo Guru»: Bernanke sta «indeflazionando» (2).


Cosa significa?
«Che certi prezzi saliranno fino a far male (petrolio, pane, carne, eccetera) ed altri crolleranno fino a far malissimo»: immagino gli immobili, ipotecati e no.
Ma Goldman guadagna.
Allegria.

Maurizio Blondet


Note
1) Peter Eavis, «How Goldman Sachs defies gravity», CNN.money, 20 settembre 2007.
2) http://www.atimes.com/atimes/Global_Economy/IJ02Dj06.html


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